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CON INNALZAMENTO DEL MARE I CAMPI RISCHIANO D’ESSERE BRUCIATI DAL SALE.

 

CON INNALZAMENTO DEL MARE I CAMPI RISCHIANO D’ESSERE BRUCIATI DAL SALE.

 

La fisonomia dell’agricoltura italiana è a rischio di radicali cambiamenti. Se come prevedono i futurologi la coltivazione dell’olivo ‘scalera’ le propaggini delle Alpi, come documenta la presenza di questa pianta nel comprensorio di Sondrio dove gli investimenti in attività olivicola e olearia si va facendo sempre più importante, in pianura le previsioni sono tutt’altro che ottimistiche.

L’accertato innalzamento dei livelli del mare, infatti, consentirà all’acqua salata di penetrare nell’entroterra col rischio, niente affatto ipotetico, di bruciare le coltivazioni nei campi, costringendo, in molte aree, all’abbandono l’attività agricola.

Lo sottolinea la Coldiretti nel commentare lo studio diffuso dall’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) sul futuro del Mediterraneo il cui livello crescerà di 20 centimetri entro il 2050 con punte di 82 centimetri nella zona della laguna di Venezia.

Uno scenario più che preoccupante per l’economia agricola di buona parte d’Italia compresa la valle del Po dove si concentra il 35% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, oltre ad allevamenti da latte e produzione di formaggi.

La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, renderà, già ora se ne notano le primissime avvisagli, inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni agricoli.

Uno scenario già in atto che – continua Coldiretti - aggrava le perdite provocate dai cambiamenti climatici all’agricoltura italiana pari a 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni per i danni provocati alle coltivazioni e alle strutture dagli eventi estremi causati dalla tendenza alla tropicalizzazione. Una tendenza confermatasi nel 2019 che colloca l’Italia sul podio delle aree più bollenti dal 1800, piazzandosi al terzo posto per effetto di un mese di luglio con 2 gradi in più rispetto alla media storica mentre giugno aveva fatto registrare una temperatura superiore di 3,3 gradi rispetto alla media.

L’agricoltura è l’attività economica che più di ogni altra vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato nel volerli contrastare. In sostanza, una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.

Servono interventi strutturali, non tardivi, di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni alternative o a basso fabbisogno idrico.

 

 

 

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