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“Perturbatori endocrini”: gli agrofarmaci sono limitatamente responsabili

 

Il 4 luglio 2017 Vytenis Andriukaitis, commissario per la salute e la sicurezza alimentare europea, ha esposto, dopo anni di studi, i criteri per identificare i “perturbatori endocrini” nei prodotti fitosanitari.

Il sistema endocrino, o ormonale, è un complesso di ghiandole e cellule, dette ghiandole endocrine e cellule endocrine, che immettono ormoni nel sangue.

Il sistema endocrino gestisce il funzionamento dell'organismo, umano o animale, in collaborazione con il sistema nervoso.

I “perturbatori endocrini” sono sostanze che modificano l’equilibrio del sistema ormonale e possono causare infertilità, aborti, malattie dell’apparato riproduttivo, disturbi comportamentali nell’infanzia, forse anche il diabete e alcuni tipi di cancro, alla mammella e al testicolo.

Si è sempre pensato ai fitofarmaci come a primi colpevoli dei “perturbatori endocrini”: non è così, le molecole maggiormente responsabili sono quelle che si tengono in casa, come i ftalati, che sono composti chimici usati nell'industria della plastica per migliorarne la flessibilità e la modellabilità; gli idrocarburi policiclici aromatici, che si formano nel corso di combustioni incomplete di legname, di grassi, sono nel fumo di sigaretta, nei cibi che presentano delle carbonizzazioni da alta temperatura, come toast, grigliate, nel pesce affumicato.

Nella lista dei prodotti fitosanitari responsabili di “perturbatori endocrini” vi sono quelli ormai banditi da anni come il DDT e alcuni coformulanti già noti come cancerogeni.

Sono richiamate anche le diossine, famose per la loro cancerogenicità, e i fitoestrogeni naturali, genisteina e daidzeina, contenuti nei derivati della soia.

 

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