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DECRETO DIGNITA': UN FRENO ALLA DELOCALIZZAZIONE PER COOP NELL’AGROALIMENTARE

 

L’impegno a frenare la delocalizzazione delle attività produttive è determinante per l’agroalimentare dove troppo spesso dietro marchi italiani si nascondono prodotti ottenuti all’estero che fanno concorrenza sleale a quelli nazionali.

E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel proprio intervento all’Assemblea di Ue.Coop, l’ Unione Europea delle Cooperative, nell’esprimere apprezzamento per le misure antidelocalizzazione annunciate con il Dl. Dignità.

Si tratta di vincoli che devono valere anche e soprattutto per le cooperative che hanno come mission la valorizzazione del lavoro dei soci e non devono ricevere contributi pubblici per poi avventurarsi in discutibili attività produttive all’estero.

Una misura per sostenere il legame delle produzioni con il territorio e difendere l’economia, l’occupazione e lo sviluppo dei territori, principi che hanno un valore speciale per gli alimenti le cui caratteristiche dipendono decisamente dai luoghi di allevamento e coltivazione.

A preoccupare l’agroalimentare è infatti la delocalizzazione all’estero degli approvvigionamenti, che prima riguarda i prodotti agricoli per poi estendersi agli impianti industriali alimentando un circolo vizioso che rischia di far perdere all’Italia un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale.

Per difendere l’autentico Made in Italy è necessario continuare con decisione sulla strada della trasparenza estendendo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per consentire al consumatore di fare scelte di acquisto e di consumo consapevoli.

L’Italia ha sviluppato una legislazione nazionale che la pone all’avanguardia in Europa con i decreti sull’indicazione di origine in etichetta per il latte e i formaggi, il riso, la pasta di grano duro i derivati del pomodoro che sono vigenti e pienamente applicabili fino al 31 marzo 2020 ma molto resta da fare per contrastare le resistenze e superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta l’origine per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per la frutta fresca, ma non per i succhi o le marmellate.

 

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