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+260% IMPORT OLIO TUNISINO. STOP A ULTERIORI O NUOVE CONCESSIONI.

 

Come era prevedibile c’è una vera e propria invasione di olio d’oliva dalla Tunisia, tanto da far registrare un incremento ‘assurdo’, pari al 260% delle relative importazioni, rispetto al dato dello scorso anno. Il tutto mentre per la nostra olivicoltura si va profilando, ancora una volta, un’annata pina di difficoltà che condizioneranno se non la qualità di certo la quantità di olio prodotto.

Valutazioni che sono frutto dell’analisi di Coldiretti in occasione della visita in Sicilia del Vice premier, Di Maio, che ha annunciato l’intenzione di “rivedere i trattati con Marocco e Tunisia, per quanto concerne arance e olio”.

L’Unione Europea deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d'esportazione di olio d'oliva a dazio zero verso l'Ue per 35mila tonnellate all’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998).

Accordi che destabilizzano fortemente il mercato, in particolare quello dell’olio, con gli arrivi di prodotto tunisino in Italia che é quasi quadruplicato nel 2018, sulla base dei dati Istat relativi al primo quadrimestre che attestano l’importazione di 26,6 milioni di chili.

Si tratta – come è intuibile - di produzioni di basso profilo qualitativo, svendute a prezzi insostenibili per le imprese nostrane, ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi italiani ceduti all’estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori e dei consumatori.

Un rischio concreto per la produzione italiana già colpita dall’ondata di gelo invernale che ora deve trovare, da parte degli organi statali competenti, una difesa non effimera dalla concorrenza sleale che non rispetta le regole vigenti dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale.

In gioco c’è oltre 1 milione di ettari di terreno coltivato ad ulivo in Italia che è il secondo produttore mondiale di olio di oliva e conta, a garanzia dei consumatori, sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive; il più ampio e qualificato patrimonio di biodiversità del mondo.

Il settore agricolo - afferma la Coldiretti - non può né deve diventare merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui territori.

Se a livello nazionale e comunitario serve una mobilitazione delle istituzioni, sul piano produttivo la Coldiretti per difendere e valorizzare la produzione nazionale ha sottoscritto insieme a Unaprol, Federolio e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) il più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre per un quantitativo di 10 milioni di chili ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro con l’obiettivo di assicurare la sicurezza e le diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita con un prezzo minimo garantito e programmazione pluriennale. I protagonisti del contratto di filiera hanno aderito al progetto promosso da Coldiretti di realizzare una filiera agricola italiana per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato.

Il 91% degli italiani consuma olio extravergine di oliva con la maggioranza assoluta che considera determinante l’origine italiana delle olive anche se rimane il rischio evidente che olio straniero venga “spacciato” come italiano, infatti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – sottolinea la Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’ obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva”.

Scritta, fa notare la Coldiretti, che “è riportata in caratteri molto, troppo, piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile”. Il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi.

 

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