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L’EMBARGO RUSSO COSTA OLTRE 1 MLD AL CIBO “MADE IN ITALY”

 

L’EMBARGO RUSSO COSTA OLTRE 1 MLD AL CIBO “MADE IN ITALY”

 

Le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso, e continueranno a perdere, oltre un miliardo di euro a causa del blocco che ha colpito un’importante lista di prodotti agroalimentari causa la decisione del Consiglio europeo di estendere le sanzioni economiche alla Russia per la guerra in Ucraina.

Decisione che porterà molto probabilmente alla rinnovo dell’embargo deciso da Putin come ritorsione, quasi 5 anni fa, al decreto n. 778 del 7 agosto 2014, più volte rinnovato.

All’azzeramento della spedizione di questi prodotti agroalimentari Made in Italy in Russia e alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano – sottolinea Coldiretti – le indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Costo insostenibile, per l’Italia e l’Unione Europea, che sollecita la via del dialogo in quanto, ancora una volta, il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.

Nei supermercati russi si possono ora trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, le mozzarella “Casa Italia”, l’insalata “Buona Italia”, la Robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. A potenziare la produzione del indecorosi falsi ‘Made in Italy’ dovuti non solo all’industria russa, ma a quella di molti Paesi, non colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile, che hanno visto aumentare le loro esportazioni di cibi italiani “taroccati” nel Paese di Putin.

In Russia è possibile, infatti, trovare: scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera oltre che Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina.

Il rischio coinvolge anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono scomparsi dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però una chiara e inequivocabile indicazione nei menu.

Un blocco dannoso per l’Italia anche se va segnalato che ne nel 2018 l'export agroalimentare italiano ha visto la crescita di alcuni comparti non colpiti come paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio, pur rimanendo nettamente inferiore ai livelli pre embargo.

 

 

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