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ORTOFRUTTA: MERCATO UE NON BASTA PIÙ E, CAUSA BARRIERE, I NUOVI MERCATI RESTANO UN MIRAGGIO.

 

L’export del settore ortofrutticolo è cresciuto del 100% negli ultimi 10 anni, raggiungendo 6 milioni di tonnellate, ma resta ancora troppo legato al mercato interno, ormai saturo, con consumi stabili o in discesa.

Si stima, inoltre, che il 95% di potenziali nuovi consumatori si trovi al di fuori dei confini dell’UE. Di qui la necessità per i produttori di conquistare nuovi mercati di sbocco, necessità resa ancora più impellente dopo il blocco delle esportazioni in Russia (dove si concentrava il 40% di tutte le esportazioni europee).

Sono state queste le tematiche affrontate nella tavola rotonda promossa da Assomela e Alleanza delle Cooperative agroalimentari sull’export dei prodotti ortofrutticoli, svoltasi a Bolzano nell’ambito della decima edizione di Interpoma, alla quale hanno preso parte i rappresentanti del mondo cooperativo di Italia, Spagna, Francia, Belgio, Olanda e Polonia.

I produttori ortofrutticoli europei hanno chiesto all’Europa di aiutarli a diversificare ed allargare il portafoglio di possibili destinazioni, sostenendo una politica volta ad aprire nuovi mercati di sbocco per le produzioni.

“Sono ancora troppi – ha spiegato il coordinatore del settore ortofrutticolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Davide Vernocchi – i problemi che il settore si trova ad affrontare per aprirsi a nuovi sbocchi”.

“Gli operatori europei – ha continuato Vernocchi – fronteggiano quotidianamente una serie di ostacoli, la maggior parte creati ad hoc dai Paesi importatori, soprattutto in materia fitosanitaria, che richiedono lunghe ed estenuanti trattative. Emblematico il caso delle susine, che per un mero cavillo burocratico creatosi in Brasile relativo alla traduzione della tipologia di prodotto da importare, attualmente non riusciamo più a commercializzare nel Paese”.

Nella sola Italia, il 20% della produzione ortofrutticola viene esportata nei Paesi Extra Ue (744.000 tonnellate nel 2015, su un totale di oltre 3 milioni di volumi esportati). Ciò mentre restano attualmente da discutere e definire una quindicina di accordi bilaterali con altrettanti Paesi extra-Ue.

I rappresentanti delle organizzazioni di Belgio, Francia, Italia, Olanda, Polonia e Spagna hanno discusso durante il workshop, illustrando le casistiche, le difficoltà che si incontrano nel trovare nuovi mercati e hanno dimostrato come il sostegno agli operatori, sia da parte dei singoli Stati che da parte delle autorità europee, resti di fondamentale importanza.

È fondamentale che l’UE, come unica entità, riesca a garantire maggiore reciprocità, impegnandosi a superare la logica secondo la quale gli stati membri “import as one, export as 28”.

Una maggiore conoscenza e trasparenza sulle condizioni di accesso al mercato di diversi Paesi e sui protocolli in corso eviterebbe ingiustificate differenze nelle condizioni di accesso offerte a ciascuno Stato membro per ogni singolo prodotto.

Al termine del confronto, le sigle dei sei Paesi produttori hanno sottoscritto una piattaforma di richieste alla Commissione Ue in cui hanno ribadito quanto sia importante il ruolo politico dell’UE per prevenire, in fase di negoziazione, ingiustificate forme di protezionismo. A Commissione e Parlamento hanno richiesto, poi, di rafforzare l’impegno per rendere più accessibili i mercati lontani (lavorando per ridurre la durata dei negoziati e armonizzando i requisiti fitosanitari) e di intensificare anche una politica di promozione e di marca per aumentare l’export e migliorare la competitività di un intero settore che fa della qualità, della salubrità e della sostenibilità del prodotto elementi irrinunciabili.

Il presidente di Assomela, Ennio Magnani, dopo aver ricordato come alle mele italiane non sia stata aperta alcuna nuova porta dopo l’embargo in Russia, ha sottolineato:

“l’impegno crescente di Assomela per arrivare nel più breve tempo possibile ad avere condizioni di accesso a nuovi Paesi in forte crescita, con importanti potenzialità per i produttori europei ed italiani”.

Il coordinatore del gruppo S&D della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, ha sottolineato come: “il Parlamento europeo segua con molta attenzione gli accordi di scambio dell’Ue con i vari Paesi terzi dai quali spera potranno aprirsi nuove opportunità per i produttori europei”.

Più in generale De Castro, nel suo ruolo di relatore della riforma di metà percorso della Pac, ha auspicato che vengano introdotte novità che rafforzino la competitività del settore ortofrutta.

L’incontro ha registrato la partecipazione dell’europarlamentare Herbert Dorfmann, di Raimondo Serra, dell’Unità relazioni bilaterali internazionali della DG Agri, di Philippe Appeltans, nuovo presidente del gruppo “Ortofrutticoli” del Copa-Cogeca, di rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole e di quello dello Sviluppo Economico, nonché dell’ICE.

 

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