La corretta e tempestiva difesa fitosanitaria è una delle condizioni fondamentali per ottenere produzioni ineccepibili sia sotto l’aspetto qualitativo che quantitativo. I danni prodotti dagli agenti patogeni che attaccano l’olivo si possono riassumere:
· rallentamento dell’attività vegetativa e deperimento generale;
· diminuzione esclusivamente quantitativa della produzione (caduta dei grappoli fiorali, anticipata cascola dei frutti);
· parziale diminuzione quantitativa della produzione con deperimento delle olive e ripercussione sulla qualità dell’olio.
Quindi, qualunque attacco parassitario se non controllato, incide negativamente sulla produttività e sulla qualità dei frutti.
Mosca dell’olivo (bactrocera oleae)
La mosca dell’olivo, Bactrocera oleae (Gmelin), un tempo classificata come Dacus oleae è un dittero diffuso in tutta l’area del Mediterraneo. E’ l’insetto più dannoso e pericoloso per gli oliveti.
Il numero degli attacchi è assai variabile in relazione alla posizione del terreno e all’andamento meteoclimatico annuale. L’insetto svolge un ciclo biologico completo, in quanto passa attraverso tutti gli stadi: uovo, larva, pupa e adulto.
A seconda della temperatura e dell’umidità dell’aria necessitano 3-4 settimane per lo sviluppo completo dalle uova ad adulto.
Lo sviluppo delle popolazioni di Bactrocera oleae si arresta generalmente nel periodo invernale; l’attività di volo della mosca inizia a temperature superiori ai 14-18°C e la soglia termica minima per lo sviluppo degli stadi giovanili è di 9-11°C, mentre quella massima è di 31-33°C.
I dati meteorologici consentono di prevedere con buona approssimazione la durata del ciclo della mosca e quindi il periodo di comparsa degli adulti che possono causare infestazioni. La mosca presenta un ciclo variabile in relazione all’ambiente con più generazioni all’anno, numerosi i voli nei mesi estivi e autunnali.
La fecondità delle femmine varia in rapporto a diversi fattori (clima, disponibilità di frutti, tipo d’alimentazione delle larve, longevità), generalmente aumenta progressivamente negli individui sfarfallati da agosto all’autunno; quelli comparsi in primavera hanno invece fecondità ridotta.
I danni causati dalla mosca dell’olivo risultano essere:
· caduta prematura del frutto;
· distribuzione della polpa da parte della larva;
· aumento dell’acidità dell’olivo;
· presenza di colesterolo nell’olio;
· impossibilità di usare il frutto per la tavola.
Ai fini di una lotta integrata alla mosca, l’utilizzo di trappole con ferormoni consente di seguire la dinamica di popolazione e monitorare l’andamento dei voli degli adulti.
Raggiunta la soglia limite (8-10% di punture fertili, con uova e/o larve, su un campione di 100 drupe raccolte) si interviene chimicamente con opportuni trattamenti (principio attivo Dimetoato o Fosmet o Imidacloprid) che hanno avuto più che buoni risultati nel contrasto alla mosca.
Tignola dell’olivo (Prays oleae)
L’adulto è una piccola farfalla di colore bianco–cinerino con delle piccole macchie scure sulle prime due ali. Le larve hanno colore verde-cinerino col capo rossiccio; la crisalide di colore marrone è lunga 4-5 mm.
L’insetto ha tre generazioni all’anno ben distinte: la prima danneggia le foglie (generazione fillofaga); la seconda i fiori (generazione antofaga); la terza i frutti (generazione carpofaga).
Gli adulti che danno luogo alla generazione fillofaga compaiono in autunno (settembre-novembre) e depongono le uova sulle foglie.
Le larve praticano delle gallerie nel parenchima fogliare. L’ultimo stadio larvale che resta all’esterno della foglia a causa delle maggiori dimensioni, arreca i maggiori danni alle stesse. Subito dopo l’incrisalidamento,m che avviene in un bozzolo tessuto sulle foglie o in ripari della pianta ospite, danno luogo ad adulti che produrranno la generazione antofaga. Gli adulti compaiono in aprile-maggio, in corrispondenza della fioritura dell’olivo e le uova sono deposte sui diversi elementi fiorali.
Generalmente la tignola non crea grossi danni; il maggiore è provocato dalla seconda generazione (giugno-luglio) che determina una cascola precoce delle drupe, spesso confusa dagli olivicoltori con quella legata a problemi di siccità.
Il controllo avviene monitorando i picchi di sfarfallamento mediante trappole a ferormoni; con forti infestazioni si interviene con opportuni trattamenti a base di prodotti chimici contro la seconda generazione, cioè quando quasi tutte le uova sono schiuse e le larve sono prossime a forare le drupe (giugno-luglio).
Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissestia oleae)
La Saissetiea oleae è una cocciniglia con il corpo lungo alcuni mm e presenta al dorso delle tipiche carene formanti una sorta di H. Il colore della femmina giovane è giallastro, ma diviene grigiastro nel periodo in cui l’insetto è in fase di pre-ovideposizione e quindi quasi nero nella fase di ovideposizione.
Ogni femmina può deporre un numero variabile di uova: da 150 fino a 2500.
Le neanidi si evolvono successivamente negli stadi di sviluppo. La temperatura ha un ruolo fondamentale sullo sviluppo delle popolazioni di Sassetiae oleae.
Determinano mortalità di dimensioni notevoli temperature invernali sotto lo zero ed estive superiori ai 35-36°C. I danni causati da Saissetia oleae sono imputabili alla sottrazione di linfa dagli organi vegetali attaccati; quelli indiretti, alla produzione di melata ed al conseguente sviluppo di fumaggine.
Le piante gravemente infestate anneriscono, perdono le foglie e, a causa del grave deperimento, diventano suscettibili all’attacco di agenti patogeni e fitofagi secondari.
Il controllo di questa specie va impostato su base territoriale ed a lungo termine, sull’uso di mezzi biologici, cioè di predatori e parassitoidi.
Il controllo della cocciniglia mezzo grano di pepe, così come quello di altre cocciniglie, può essere efficacemente affrontato, se è raggiunta la soglia di intervento, nel periodo in cui la popolazione è rappresentata in altissima percentuale da neanidi molto giovani. Questo stato si realizza da fine luglio a metà settembre.
Rogna (Pseudomonas savastanoi)
Prodotta da un batterio, lo Pseudomonas savastonoj, che penetra nelle piante attraverso lesioni conseguenti a cause naturali (grandine o gelo) o provocate da insetti o dall’uomo(potatura, bacchiatura, ecc.) provocando tubercoli che deprimono l’attività vegetativa.
E difficile da debellare, per questo si consiglia di utilizzare prodotti rameici sui rami colpiti per rallentare il processo degenerativo.
Occhio di pavone
Malattia funginea che colpisce le foglie in presenza di elevata umidità e con temperature intorno ai 12°C in autunno e in primavera. I danni maggiori si hanno in oliveti scarsamente ventilati, con chiome poco aperte o eccessivamente concimati con prodotti azotati.
Utili nella lotta sono i composti a base di rame da usare in autunno o in primavera dopo le piogge infettanti che di solito coincidono con la fase di post potatura.