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TAVOLO ANTI CIMICE. ACCERTATI DANNI PER 250 MILIONI

 

TAVOLO ANTI CIMICE. ACCERTATI DANNI PER 250 MILIONI

 

E’ positivo l’avvio delle attività del tavolo interministeriale di crisi per affrontare definitivamente la questione della cimice asiatica che si sta moltiplicando nelle campagne e in città, causando danni stimati, al presente, pati a circa 250 milioni di euro, in particolare nelle produzioni di mele, pere, kiwi, ma anche per quella di pesche, ciliegie, albicocche e piante da vivai.

Ad evidenziarlo, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, all’annuncio del Ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, della istituzione e dell’inizio delle attività del tavolo per combattere quella che è una vera e propria emergenza nazionale.

“Non si può ragionare con logiche che prevedono tempi ordinari rispetto nei confronti di emergenze come l’arrivo di specie aliene, ad esempio la cimice asiatica, che, invece, sollecitano provvedimenti rapidi e minuziosi controlli sulle merci importate nel nostro Paese” ha sottolineao Prandini nel rimarcare l’esigenza di velocizzare l’attuazione del regolamento per l’immissione di specie e popolazioni non autoctone di organismi antagonisti di insetti alieni nel territorio italiani. Si tratta in particolare, si tratta della necessità di diffusione nelle campagne della vespa samurai, nemica naturale della cimice asiatica.

La situazione è particolarmente difficile al Nord. Nel solo Veneto, infatti, i danni alle produzioni di mele, pere, pesche e kiwi hanno raggiunto l’importo di 100 milioni di euro, di cui 80 nella sola provincia di Verona. Situazioni drammatiche si registrano anche in Friuli Venezia Giulia, dove in alcune zone, su è perso addirittura il 100% del raccolto di pere e mele, in Piemonte, con la provincia di Alessandria fra le più colpite. Analoghi, gravi, problemi anche in Lombardia dove la cimice ha attaccato le coltivazioni di soia e mais nel bresciano e di frutta, nella provincia di Mantova, oltre che in Emilia Romagna dove la situazione é gravissima.

La “cimice marmorata asiatica”, come noto, arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura poiché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno per 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente il  raccolto.

La diffusione di tali insetti che non hanno nemici naturali nel nostro paese, è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei. La lotta in campagna per ora può avvenire attraverso protezioni fisiche come le reti a difesa delle colture.

Per contrastare la proliferazione di questo insetto alieno è importante proseguire e sollecita la ricerca di ogni tipo di intervento a basso impatto ambientale, attività avviata con il contributo di importanti centri universitari, come nel caso del Piemonte dove è stato sperimentato l’utilizzo di un piccolo insetto indigeno, l’Anastatus bifasciatus, contro la cimice grazie ad un progetto promosso dalla Fondazione CRC con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino e Coldiretti Cuneo.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea dalle frontiere colabrodo che hanno lasciano passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica eccessivamente permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando sono esportati.

 


 

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