“Alea iacta est” (il dado è tratto). E questo era scontato. Meno, forse, la volontà della UE di riflettere, e magari trovare correttivi, ad un trattato che appare la negazione, almeno per quanto riguarda le produzioni agroalimentari e quelle agroindustriali certificate, del suo progetto politico varato agli inizi degli anni ’90 e corretto, proprio nell’intento di aprirla ai rapporti con i Paesi terzi, alla metà degli anni 2000.
Sulla base dell’accordo Juncker-Trideau, a margine del recente G20 di Amburgo, il Ceta entrerà in vigore il 21 settembre, anche se solo in via provvisoria, come sottolineato nella nota emessa al termine del confronto, utilizzando un linguaggio che più ambiguo non si poteva specie per il settore dei prodotti coperti da certificazione (Dop, Igp, Stg, Igt, Doc e Docg) .
Un accordo, peraltro, che non ha contribuito a vanificare le perplessità sorte all’interno di alcuni paesi dell’Unione, Italia in primis con le sue quasi 400 denominazioni di origine.
Per l'ok definitivo il Ceta dovrà essere infatti approvato dai parlamenti degli stati membri. Soddisfatti Juncker e Trudeau, per i quali, secondo le loro miopi convinzioni, il Ceta “segna un nuovo capitolo nei rapporti tra Ue e Canada. È aprendosi gli uni verso gli altri, lavorando a stretto contatto con coloro che condividono gli stessi valori, che daremo forma e domeremo la globalizzazione. È importante che le nostre imprese e i nostri cittadini, i veri vincitori di questo accordo, inizino a raccogliere i benefici. Sia a livello Ue che in Canada, sono stati fatti i passi necessari per ratificare l’accordo”.
Tutto bello. Ma come si sa le “buone intenzioni” tramontano sempre davanti ai dominanti interessi delle multinazionali che in virtù del loro tornaconto non valutano le ricadute che questo accordo riversa su quella miriade di piccole e medie imprese che operano, in Italia come in Grecia, Francia e Spagna, producendo eccellenze di ineguagliabile qualità e di forte imprinting culturale.
E su questo fronte, Trudeau non ha detto nulla specie per quanto riguarda la lotta, o quantomeno il controllo, dei casi di agropirateria che si consuma nel suo Paese a danno, guarda caso!!, dell’Italia.