Secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, riportati in una recente nota della Rete Rurale Nazionale, in Italia si fa ancora sentire il problema del ritardo nell’attuazione delle procedure di spesa dei fondi comunitari assegnati per finanziare i Programmi di sviluppo rurale (Psr).
E’ quanto sottolineato dal presidente del CAI (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani), Gianni Dalla Bernardina, recentemente, in termini inequivocabili.
“Purtroppo il dato non costituisce una novità, in quanto si tratta di una situazione che si ripete da anni, ancorché con la rilevante eccezione di alcuni contesti regionali particolarmente dinamici”,
Sulla base dei dati disponibili, al 30 maggio 2017, la spesa dei Psr Italiani si arrestava all’11,7% contro la media dei Paesi dell’Unione europea che raggiungeva il 20 per cento.
Su questo preoccupante ritardo nella spesa incide per certi versi la lentezza dell’apparato amministrativo italiano, anche se le cause principali sono probabilmente da ricercare in altri fattori, a partire dal perdurante stato di crisi della nostra agricoltura.
“Molte aziende agricole - osserva il presidente di Cai - non sono nelle condizioni di poter investire, neppure a fronte di un cofinanziamento di fonte Ue. La realtà è che la maggior parte delle imprese rurali del nostro Paese presenta una taglia aziendale medio-piccola, che non consente investimenti onerosi in macchine e tecnologia. Di qui il costante rischio di disimpegno dei fondi comunitari, che potrebbero tornare in larga misura alle casse di Bruxelles”.
A fronte di tale situazione, è indispensabile assumere decisioni strutturali in merito alla gestione dei fondi per lo sviluppo rurale.
“Preso atto con rammarico della ridotta capacità di investimento della maggior parte delle Pmi agricole del nostro paese - fa notare il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini - diventa ormai imprescindibile l’accoglimento della richiesta del mondo agromeccanico di poter accedere alle linee di finanziamento del Psr in condizioni di parità con gli altri attori del mondo agricolo, al fine di poter impegnare con profitto i fondi eccedenti e generare vero valore a beneficio dell’intero settore primario”.