“La gestione dell’acqua deve privilegiare determinati utilizzi prioritari, quello potabile e quello irriguo, e non il profitto di società che usano la risorsa idrica per scopi diversi e rispondono unicamente agli interessi dei propri azionisti. Non è più tollerabile che la gestione della risorsa idrica sia lasciata in mano a società che tendono ad ottimizzare i ricavi anziché preoccuparsi del corretto uso di una risorsa limitata, indispensabile per la vita umana e la società civile”.
E’ la posizione che la Regione Veneto esternata, ieri (27 luglio), in occasione del confronto con il Ministro per l’Ambiente, Galletti, avvenuto nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni.
Con un proprio documento, infatti, la Regione Veneto, rappresentata dall’assessore all’Agricoltura e alle Bonifiche e dall’assessore ai Fondi Comunitari, ha invitato il ministro ad intervenire per fronteggiare - a breve, media e lunga scadenza - le conseguenze delle scarse precipitazioni dello scorso inverno-primavera e dalle torride temperature di questa estate.
“Tra ottobre e giugno 2017 le piogge in Veneto sono diminuite del 25% rispetto alla media stagionale, con punte del 33% nel bacino dell’Adige e del Po, con effetti particolarmente drammatici anche alle foci del Brenta – ha premesso il referente per le Politiche Agricole e i Consorzi di Bonifica della Regione – causa la risalita del cuneo salino. Nella sezione di Boara, ed esempio, il fiume Adige ha attualmente una portata di 25-30 metri al secondo, contro gli 80 previsti per il corretto di funzionamento della barriera anti-intrusione salina posta in prossimità della foce”.
L’Amministrazione regionale veneta ha già predisposto interventi emergenziali per oltre 7 milioni di euro ed è pronta ad emanare la quarta declaratoria di crisi idrica, protraendo così al 10 agosto lo stato emergenziale per limitare i prelievi irrigui del 50 per cento nel bacino dell’Adige e del 20% negli altri bacini – ha riassunto il rappresentante veneto – ma la penuria d’acqua è aggravata dal fatto che a primavera i bacini idroelettrici che afferiscono all’asta dell’Adige erano quasi completamente vuoti, in quanto è stata privilegiata la produzione di energia idroelettrica rispetto ad una più cauta, equilibrata e corretta gestione degli invasi.
“Appare sempre più urgente – ha sottolineato l’assessore - predisporre un piano nazionale di soccorso idrico, in particolare per le pianure del Nord, e realizzare tutte le infrastrutture indispensabili che consentano di diversificare gli approvvigionamenti idro-potabili, accumulare l’acqua nei periodi piovosi, in particolare nelle zone montane, e ottimizzarne l’uso nei periodi più secchi. Il Veneto ha pronti 80 progetti finanziabili per avviare cantieri d’intervento idraulico e di bonifica. Ma è fondamentale, a questo punto, un patto di collaborazione tra Regioni, amministrazione statale e Unione europea che privilegi l’uso idro-potabile e irriguo della risorsa acqua,. Collaborazione, fondamentale per l’attuazione di quelle strategie di contrasto ai cambiamenti climatici in atto e che, oltretutto, contribuisca all’equilibrato utilizzo della risorsa destinata alla produzione idroelettrica. Nell’attuale congiuntura non si può ipotizzare di privilegiare la tutela degli interessi di azionisti che hanno come unico obiettivo la massimizzazione dei ricavi, anziché il corretto e lungimirante uso di una risorsa che si sta rivelando, strategica, fragile e non infinita. Il nostro dovere è dare una risposta duratura e sostenibile alle esigenze primarie della popolazione”.